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Le nostre storie

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Tommaso Frizzi

Lungo la strada che da una laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni lo ha portato –  dopo un periodo come dottorando e ricercatore nel campo dell’Ingegneria Elettronica – a fondare XGLab, società hight-tech specializzata nel settore dei rilevatori di radiazione nata come spin-off del Politecnico di Milano e oggi parte di un importante gruppo internazionale come Bruker Corporation, Tommaso Frizzi ha saputo coniugare la sua anima di “tecnico” e ricercatore con lo spirito visionario proprio dell’attività imprenditoriale.

Una storia di successo che ha come trait d’union la passione per la tecnologia e l’innovazione, nonché la voglia di mettersi continuamente in gioco e raggiungere traguardi sempre nuovi 

Tommaso, raccontaci un po’ di te: qual è il tuo percorso formativo e professionale?

Il mio percorso inizia nel 1997, anno in cui mi sono iscritto al corso di laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Milano. Nel 2003, subito dopo aver conseguito la laurea magistrale svolgendo un lavoro di tesi presso l’Alcatel di Vimercate, le mie prospettive cambiarono improvvisamente, complice la crisi che quell’anno colpì il settore delle telecomunicazioni. Da sempre attratto dal mondo della ricerca e dell’innovazione, decisi di tentare la strada della carriera accademica, cogliendo l’opportunità di svolgere un dottorato di ricerca in Ingegneria dell’Informazione al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Durante gli anni del dottorato, mi sono specializzato nel campo dell’elettronica nucleare, occupandomi di circuiti integrati per la lettura di segnali provenienti da rivelatori di radiazioni X sotto la supervisione del Prof. Antonio Longoni e del Prof. Carlo Fiorini.  

Quelli del dottorato sono stati anni molto formativi, durante i quali ho avuto l’opportunità di imparare molte cose nuove. La passione per il mio lavoro era tale che, dopo aver conseguito il titolo di dottore di ricerca, ho continuato a collaborare con il mio team per altri due anni, in qualità di assegnista. È stato allora che, insieme ai colleghi e ad alcuni docenti, ho iniziato a pensare di intraprendere un’avventura imprenditoriale sotto forma di spin-off del Politecnico di Milano. Così ci siamo messi al lavoro per mettere a punto un business plan dettagliato, che poi abbiamo sottoposto alla commissione che ha il compito di valutare questo genere di proposte. Dopo un po’ di tempo e molto lavoro, la nostra proposta è stata approvata e nel 2009 è nata XGLab. 

Da un punto di vista imprenditoriale abbiamo iniziato come una vera e propria start-up. All’inizio eravamo soltanto in due, nonostante la compagine sociale comprendesse anche docenti del Politecnico e altri colleghi di dottorato e studenti che avevo avuto modo di conoscere durante il mio percorso di studi. Oggi contiamo più di 20 collaboratori e nel 2017, otto anni dopo la fondazione della società, siamo entrati a far parte di un grande gruppo internazionale quotato al NASDAQ. Il nostro percorso è stato quello tipico delle start-up, anche se, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti e in misura minore anche nel resto d’Europa, non abbiamo mai ricevuto finanziamenti esterni: se si escludono alcuni contributi non a scopo di lucro che abbiamo ricevuto da Regione Lombardia e da altri enti pubblici per attività di ricerca e sviluppo, ci siamo sempre finanziati con i fondi ottenuti dalle commesse che ci siamo guadagnati sul mercato. 

Di cosa si occupa XGlab?

XGlab opera nell’ambito dei rivelatori di radiazioni e della strumentazione elettronica per l’analisi spettroscopica dei raggi X e per l’imaging Gamma e si occupa della progettazione e realizzazione di sistemi avanzati di rivelazione ionizzante. Gli ambiti applicativi sono i più svariati: monitoraggio ambientale, analisi dei materiali impiegati nell’industria, studio e conservazione del patrimonio artistico e culturale… Il nostro know-how specifico, però, è lo sviluppo di componenti elettronici ad alte prestazioni tra cui circuiti integrati o stampati. Nel corso degli anni, abbiamo prodotto componenti che hanno rivoluzionato il settore e che ci hanno regalato molte soddisfazioni anche a livello di fatturato. Attualmente, questa attività impegna più di 2/3 del nostro tempo e delle nostre risorse ed è quella che più di tutte è legata alle competenze che ho appreso al Politecnico. In seguito abbiamo iniziato anche a sviluppare strumenti completi, in particolare spettrometri a raggi X basati sul meccanismo della fluorescenza. In quest’ambito, ci siamo costruiti una “nicchia” nel settore del restauro e della conservazione dei beni culturali. In tutto il mondo, presso laboratori e musei, i nostri strumenti vengono utilizzati a scopo diagnostico in quanto consentono di esaminare accuratamente le opere senza rischiare di danneggiarle.  

Qual è il tuo ruolo all’interno della società?

Sono socio fondatore e amministratore delegato della società. Da quando siamo entrati a far parte di Bruker faccio parte anche del management della divisione Bruker Nano Analytics, con sede a Berlino, per la quale ricopro il ruolo di vice-presidente della business unit XGC, acronimo di “X and Gamma Ray Components. 

A cosa stai lavorando in questo periodo?

In Italia XGLab sta ricoprendo sempre di più il ruolo di centro di ricerca e sviluppo per la divisione di cui facciamo parte. Il nostro compito è quello di sviluppare nuovi componenti e soluzioni innovative per i futuri strumenti di Bruker Nano Analytics. È esattamente quello che volevamo fare quando abbiamo fondato la società: realizzare in Italia progetti tecnologicamente all’avanguardia nel settore dell’elettronica nucleare. Tra i motivi che hanno spinto me e i miei soci a concepire XGLab, infatti, c’è anche il fatto che sul mercato non riuscivamo a trovare un lavoro così appagante come quello che poi siamo riusciti a costruirci. Anche facendo parte di un gruppo più grande, questa capacità di guardare avanti ci è stata riconosciuta e abbiamo mantenuto il ruolo di innovatori che ci ha sempre caratterizzato. 

Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Una delle cose per me più appaganti, e che deriva senz’altro dagli studi che ho fatto, è la capacità di comprendere fino in fondo ciò che la mia azienda sta facendo. Pur ricoprendo il ruolo di amministrazione delegato, la mia estrazione originaria è puramente tecnico-scientifica. Le competenze di gestione aziendale le ho acquisite sul campo, attraverso l’esperienza diretta. L’altro aspetto appagante, a cui ho già accennato, è l’essere riusciti a mantenere viva quella vocazione all’innovazione che è stata la scintilla iniziale del progetto. Inoltre, devo confessare che, pur avendo iniziato il mio percorso professionale in veste di ingegnere, il ruolo che ricopro adesso mi regala grandi soddisfazioni perché mi permette di avere una visione d’insieme di tutti gli aspetti dell’azienda, di essere artefice della strategia dell’impresa e quindi di pianificarne il futuro. 

Cosa ha significato per te studiare al DEIB? Quanto è stata importante questa esperienza per il tuo percorso e qual è la cosa più preziosa che hai imparato durante la tua permanenza al Politecnico di Milano?

Quando ero studente l’esperienza al Politecnico di Milano è stata molto importante per me perché, al di là delle competenze specifiche, mi ha trasmesso un metodo di lavoro, un modo di affrontare le situazioni, di approfondire e di risolvere i problemi. Altrettanto importante per me è stata la possibilità di sviluppare il mio piano di studi con un certo grado di libertà, integrando i corsi curricolari con materie ed esami di altri corsi di laurea del Politecnico e perfino della Facoltà di Fisica dell’Università Statale di Milano. Insomma, è stata un’esperienza formativa in ogni senso, che mi ha consentito di portare a termine nel migliore dei modi un percorso di crescita personale e intellettuale iniziato ai tempi delle scuole superiori.  

In seguito, il periodo del dottorato mi ha consentito di imboccare una strada specifica che sarebbe poi stata fondamentale per la mia carriera: quella del mondo dei rilevatori di radiazioni. Ho cominciato a vedere il mio lavoro da un punto di vista più ampio, diverso da quello puramente tecnico, a relazionarmi con il mondo esterno, con le aziende e anche con persone provenienti da altri paesi. Soprattutto, ho avuto modo di far parte di un progetto vero e proprio, con delle scadenze da rispettare e delle aspettative da soddisfare. È stata un’esperienza estremamente formativa in vista del mio futuro inserimento nel mercato del lavoro, al punto che quando ho conseguito il titolo di dottore di ricerca mi sentivo pronto per mettermi in gioco con qualcosa di più grande e ambizioso, come poi è effettivamente successo con la fondazione di XGLab.  

Alla luce di tutto ciò, si può dire che il ruolo che ha avuto il Politecnico nella mia carriera professionale è stato enorme. Molto probabilmente XGLab non sarebbe mai esistita altrimenti anche perché, come ho detto, la società è nata principalmente dalla passione per il lavoro che stavo svolgendo all’interno del mio gruppo di ricerca, con l’obiettivo di portarlo avanti anche al di fuori dell’accademia. In questo è stato fondamentale lo stimolo da parte dei docenti che hanno partecipato a questa avventura imprenditoriale, in particolare il Prof. Fiorini e il Prof. Longoni, che per me è stato un vero e proprio mentore.

 

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